Benito Mussolini camminava su e giù per l’ufficio di direttore del «Popolo d’Italia» e, nei momenti di più acuta depressione, confidava alla sua musa Margherita Sarfatti di voler piantare baracca e burattini: «Faccio il giornalista da troppo tempo. Ho tanti altri mestieri. Posso fare il muratore: sono bravissimo. Sto imparando a fare il pilota aviatore. Oppure posso girare il mondo con il mio violino: magnifico mestiere, il rapsodo errante!». Era la fine del novembre 1919 e aveva fondato da poco i Fasci di combattimento, ma aveva perso in modo disastroso le prime elezioni politiche. Appena tre anni dopo, il Duce del fascismo era a capo del governo, acclamato dalla folla e incoraggiato da insospettabili antifascisti che gli chiedevano di rimettere in sesto un paese distrutto, demotivato, indebitato e diviso. Bruno Vespa racconta come e perché tre anni di guerra civile consegnarono il potere all’uomo che l’avrebbe tenuto per un ventennio e perché la «democrazia autoritaria» del primo biennio si trasformò in dittatura dopo il delitto Matteotti. Gli slogan e gli errori di un secolo fa sono stati spesso richiamati nell’attuale polemica politica, italiana e internazionale. Da Salvini a Conte, da Di Maio a Renzi. Ma il fascismo, spiega, non può tornare. Ecco perché.
L’incontro con Bruno Vespa a Una Montagna di Libri intorno a Perché l’Italia diventò fascista (Mondadori) è per Sabato 28 Dicembre 2019, alle ore 18, presso l’Alexander Girardi Hall di Cortina d’Ampezzo. Ingresso libero. L’incontro prosegue al Miramonti Majestic G.H., ore 20.