Ci sono almeno due modi di viaggiare. Si può girare il mondo, per scoprirlo a volte “monotono e piccino”, come scriveva Baudelaire. Oppure si può restare fermi più o meno nello stesso punto, e scavare nel tempo, nel piccolo recinto del proprio vicinato, per scoprirvi un’infinità di storie. Davvero era difficile immaginare che ne trovasse così tante, nel corto raggio delle Dolomiti, l’editore bolognese Elleboro, quando ha realizzato la guida “Cortina. Dicono di lei”, che rivela in oltre trecento fitte pagine una letteratura imponente, forse sconosciuta anche agli intenditori. E che va ben al di là del “solo” Hemingway, che la Regina delle Dolomiti ha così tanto comunicato e che pure troneggia coi suoi Bloody Mary sorseggiati in successione al Posta con la Pivano nelle serate dei primi anni Cinquanta. E va anche oltre i celebrati autori di queste montagne, dalle odi al Pelmo e all’Antelao di Carducci a D’Annunzio, dalla scrittrice partigiana Giovanna Zangrandi a Rudyard Kipling che nel 1917 cammina per Cortina e volge l’occhio critico agli alberghi art nouveau costruiti dagli austriaci, “uno più brutto dell’altro”. A Comisso e Saviane sul Lago di Alleghe, Buzzati e Paolini e Rumiz sul Vajont.