Ore 18
Alexander Girardi Hall
ingresso libero fino ad esaurimento posti.
Il clima cambia e lo fa in modo radicale: primavere siccitose, inizi d’estate e stremamente piovosi, alluvioni, valanghe nei ghiacciai, fenomeni climatici estremi. E le Dolomiti, mentre programmano il proprio futuro, non sono certo esenti da questi cambiamenti. Il ghiaccio, ricorda Carlo Barbante, è uno dei migliori archivi climatici ed ambientali del passato. In alcune aree del nostro pianeta, come i siti di alta quota delle Alpi, dell’Himalaya o nelle aree polari la neve che cade anno dopo anno si accumula al suolo e cadendo trasporta al proprio interno particelle di polvere ed aria. In spedizioni nei luoghi più freddi del mondo, Barbante porta nel proprio bagaglio strumenti per estrarre carote di ghiaccio e contenitori per i campioni: per ritrovare, in un viaggio straordinario, la memoria del clima del passato. Scavare nel ghiaccio significa scoprire non solo un archivio eccezionale dei fattori che hanno influenzato il clima del nostro pianeta – gas serra, cenere vulcanica, polveri sottili – ma anche una guida preziosa per interpretare i fenomeni in atto e prepararci a quelli del futuro. Ci mettiamo a bordo di una formidabile, ed esatta, macchina del tempo
Carlo Barbante è direttore dell’Istituto di Scienze Polari del CNR, insegna nell’Università Ca’ Foscari Venezia. Si occupa di ricostruzioni climatiche e ambientali e ha partecipato a numerose spedizioni e campagne di prelievo in aree polari e nelle Alpi. È coordinatore del progetto internazionale Ice Memory, che hal’obiettivo di raccogliere e conservare campionidi ghiaccio di tutto il mondo, e del progetto Beyond EPICA, volto alla ricerca del ghiaccio più antico del pianeta.
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