«I fascisti erano ossessionati dal potere, e dalla possibilità di redimere la nazione e di trasformare gli italiani, anche a costo di eliminare tutti quelli che non erano d’accordo con loro. Le armi non sarebbero state deposte, fino al compimento di questa missione». L’ascesa al potere del fascismo e il suo atto culminante, la cosiddetta marcia su Roma, possono essere capiti solo all’interno di un quadro più vasto, quello di un’Europa incapace di chiudere i conti con la Grande guerra. E se furono soprattutto i paesi sconfitti a scoprire che uscire dalla cultura dell’odio e della violenza quotidiana non era facile, frustrazione, scontento e desiderio di rivalsa si impossessarono anche degli italiani che pure – almeno formalmente – la guerra l’avevano vinta. Marco Mondini compone la storia corale e implacabile di un’Italia in cui la lotta politica si trasforma in guerra civile e che scivola via via verso il lungo ventennio della dittatura fascista.
Marco Mondini insegna History of conflicts e Storia contemporanea nell’università di Padova. Con il Mulino ha pubblicato La guerra italiana (2014), Andare per i luoghi della Grande Guerra (2015), Il Capo. La Grande Guerra del generale Luigi Cadorna (nuova ed., 2019) e ha curato La guerra come apocalisse (2017).
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