Esiliati, incarcerati, perseguitati. Sono i nuovi dissidenti di Russia, Cina, Hong Kong, Tibet, Bielorussia, Turchia e Iran. Donne e uomini semplici e straordinari che con la forza della parola e dell’esempio hanno denunciato genocidi, violenze di Stato, abusi. Gianni Vernetti ha raccolto i racconti dei protagonisti che hanno alzato la voce contro i regimi autoritari, pagando sulla propria pelle la loro scelta: da Nathan Law, leader delle proteste di Hong Kong, a Svjatlana Tsikhanouskaja, eletta a presidente della Bielorussia ma costretta all’esilio; da Leonid Volkov, Garry Kasparov e Mihail Khodorkovsky, spine nel fianco del regime di Vladimir Putin, a Masih Alinejad che si batte per i diritti delle donne in Iran, passando per il Dalai Lama e Dolkun Isa, testimoni della tragedia di tibetani e uiguri. Anna Zafesova racconta la storia appassionante e terribile di Alexey Navalny, di cui tutto il mondo ormai sa che è stato avvelenato da un agente nervino uscito dai laboratori militari, il Novichok. Ma il fatto che sia sopravvissuto ha cambiato tutto. Putin e Navalny, ora incarcerato in Russia e le cui condizioni sfuggono a ogni valutazione del suo stato, sono i protagonisti di uno scontro politico, culturale e generazionale, che trent’anni dopo la fine dell’Urss si riverbera nella sorte del popolo ucraino e di quello russo. Insieme, i due autori tracciano una geografia del dissenso, spiegando con passione perché la battaglia per i diritti umani, lo stato di diritto, la libertà delle donne debba essere raccolta dai Paesi liberi. Cioè da noi.