«Mi definisco “amministratore” perché tale mi sento. Non mi sono mai nascosto: ho avuto anch’io paura, soprattutto nei primi giorni della pandemia; l’ho condivisa con tutti i cittadini e abbiamo capito insieme, strada facendo, che le “istruzioni per l’uso” non le conoscevamo semplicemente perché non c’erano». Luca Zaia riflette sulle scelte compiute nelle drammatiche ore dell’emergenza Covid-19, occasione per ripercorrere le tappe in cui si sono consolidati i principi della sua attività istituzionale. Ragazzo della Marca trevigiana diventato ministro delle Politiche agricole a soli quarant’anni, riconfermato alla guida della Regione Veneto per il terzo mandato consecutivo, si confronta con le sue umili origini, in una famiglia segnata dall’esperienza dell’emigrazione e del duro lavoro. Racconta gli anni degli studi e la scoperta della vocazione al servizio delle istituzioni come riscatto per la sua gente, dall’incontro con la Liga al legame con il territorio, dai successi delle Colline del Prosecco patrimonio Unesco al confronto serrato con le catastrofi climatiche. Fino alla gestione di un sistema sanitario che ha dato il massimo davanti alle sfide della pandemia ed è stato indicato in ambito internazionale come un esempio da imitare. E alla madre di tutte le riforme, l’autonomia come chiave per la transizione verso un federalismo regionale e che appare ancora più urgente oggi, per ridare speranza alla comunità e non sprecare una preziosa occasione di rinascita.