Tom Ballard fu «figlio della montagna» nel senso più profondo del termine. Non è un’ardita metafora, ma la sintesi di un rapporto che è stato prima genetico e poi animato da una passione esclusiva, irrefrenabile, assoluta. Era figlio di Alison Hargreaves, «la più forte delle donne alpiniste» secondo Reinhold Messner. E anche una delle più controverse: aveva scalato l’Eiger tre mesi prima di dare alla luce Tom, sollevando un vespaio di polemiche. Non sappiamo quanto il ricordo della madre aleggiasse anche nella decisione di Tom, per molti versi inspiegabile, di affrontare gli Ottomila cominciando proprio dal terrificante Nanga Parbat. Forse intendeva avvicinarsi, idealmente, al K2, la montagna su cui Alison aveva perso la vita quando lui aveva appena sei anni? Non lo sapremo mai. Un’esistenza da «lumaca alpina», che si porta dietro tutto quello che possiede, in cui non c’è niente se non l’indispensabile, era l’unica in cui Tom si sentisse pienamente a suo agio. Un modo di vivere ma anche di salire: prevalentemente in solitaria, con pochissimi mezzi, senza troppa pubblicità. Marco Berti, amico intimo e compagno di scalate, ci racconta la storia del giovane alpinista britannico fino alla tragica fine: la spedizione sul famigerato Sperone Mummery del Nanga Parbat, con Daniele Nardi, partita a Natale del 2018. Dopo il 24 febbraio, il silenzio che avvolge i due alpinisti è più eloquente di un urlo. La montagna, magnifica e terribile, si è ripresa suo figlio.
L’incontro con Marco Berti a Una Montagna di Libri intorno a Tom Ballard. Il figlio della montagna (Solferino) è per Sabato 22 Febbraio 2020, alle ore 18, presso il Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi di Cortina d’Ampezzo. Intervengono Paolo Cagnan e Alessandro Filippini. Ingresso libero.
